Ma chi mai ha sentito nominare Suwarrow? Un atollo disabitato all’estremità nord dell’arcipelago delle Cook su una rotta talmente remota che fu scoperto solo nel 1814 quando una nave russa ( la Suvarov infatti….che fantasia!) segui’ alcuni stormi di uccelli e per caso incappo’ su questi coralli.
L’atollo ha una circonferenza di circa 80 km e originarimente aveva 22 isolotti (motu) ma dopo il ciclone del 1942 ne rimasero solo 8, piccoli e molto piatti.
E’ stato sporadicamente abitato per alcuni periodi da coltivatori di conchiglie e di copra ma nessuno ha mai resistito per molto tempo. Ora fa parte delle isole Cook ed è una riserva Naturale; in alta stagione dovrebbero esserci in pianta stabile dei rangers a presidiare ma ormai sono mesi che non ci sta nessuno. Per potersi fermare occorre ottenere il permesso dalla dogana delle Cook che è molto restia a concedere autorizzazione; noi siamo molto fortunati perchè Fabio ha scritto email supplichevoli ed insistenti date le previsioni pessime e abbiamo quindi ottenuto il certificato digitale stile diploma che ci autorizza ad ancorare ma molte altre imbarcazioni hanno ottenuto un divieto secco.



Prima di arrivare abbiamo letto il libro di Tom Neals (“an island for myself”), un neo zelandese di Rarotonga (capitale delle Cook) che ha vissuto sull’isolotto di Anchorage per un totale di 16 anni suddivisi in 3 periodi tra gli anni ’50 e ’70 (perchè era proprio innamorato di Suwarrow e voleva sempre tornarci… da solo pero’). Il libro racconta dei primi due periodi di circa 2 anni ciascuno durante i quali ha dovuto sistemare una vecchia capanna lasciata da alcuni pescatori, costruire l’orto, uccidere cinghiali, procurarsi da mangiare e sopravvivere. Una lotta quotidiana contro la natura con tante avventure che ci ha affascinato.
Arriviamo in una giornata stupenda dove tutto luccica e rimaniamo incantati dai colori del mare e dal verde delle palme. Siamo solo noi in un isola davvero deserta nel mezzo del nulla!!
Facciamo immediatamente volare il drone, cosa che non sarebbe permessa ma non c’è proprio nessuno a controllare.
Al tramonto andiamo a terra e riconosciamo il posto descritto nel libro: la casa con la veranda e la libreria, il molo, la panchina dove Tom andava a sedersi alla sera a vedere il tramonto bevendo una tazza di te’.
Capiamo che davvero i rangers non ci vengono da tempo perchè la vegetazione sta già prendendo il sopravvento.






La mattina del secondo giorno arriva anche un catamarano e subito facciamo amicizia con i 3 “ragazzi” francesi di Maracuja che ci invitano subito a cena da loro.
Il terzo e il quarto giorno piove a dirotto quasi senza pausa e quindi è un po’ noioso e soprattutto tutto molto umido. In un momento di pausa riusciamo a fare snorkeling e vediamo solo una povera tartaruga a cui qualche squalo ha mangiato la gamba sinistra. Ci aspettavamo una vita sottomarina molto piu’ ricca trattandosi di una riserva. I nostri nuovi amici hanno pero’ visto delle mante sulla passe.
Arriva una terza barca: Island Kea con Marcus e Margie conosciuti a Mauphiaa che invitiamo a pranzo da noi. E poi ancora due cene molto divertendi con Maracuja (Arnaud, Arnaud e Sten).
Peccato per il cattivo tempo ma daltronde ci siamo fermati qui proprio per cercare protezione dal fronte e questo ci ha consentito di fare nuovi amici.






Decidiamo tutti insieme che sabato 21 settembre alla mattina è il momento migliore per salpare; aiutiamo Island Kea a recuperare l’ancora dato che ha il verricello rotto e poi via! superiamo la passe quasi in fila: Maracuja va alle FIji, Island Kea va alle Tonga e noi andiamo alle Samoa.




9 Comments
Che paradiso!!!!!!!
Cook Islands candır
Cook Islands candır
Foto bellissime!
La capanna c’è, i libri pure, il Paradiso mi sembra a portata di mano….io mi fermerei qualche mese 😉
Impressive perseverance! Glad you could stop!
che meraviglia, vi seguiamo giornalmente e ci fate sognare!
Only by sailing boat can you get to these amazing places. Thank you very much for sharing!
Bellissimo, tanta natura e tanti libri☺️