Lasciamo Nuku Hiva e tutte le verdissime e lussereggianti Marchesi la mattina del 9 giugno e ci dirigiamo verso sud-sud est con un bel vento al traverso.
Passiamo di fianco a Oa Pou che sempre impressiona per i suoi alti pinnacoli incappucciati e poi teniamo una rotta costante con il gennaker e un buon vento teso per tutto il primo giorno.
Vediamo anche i delfini cioe’ li vede solo Fabio perchè io dormo parecchio a causa del jet leg e della pillolina che mi sono presa per il mal di mare.
Arriva la luna piena e le nottate sono semplicemente favolose in mare aperto.




Anche il secondo giorno ci concede una navigazione tranquillissima e favolosa fino alle 11 di notte quando, durante il turno di Fabio, si rompe il moschettone Tylaska T12 che regge lo spinnaker all’albero. La vela cade in acqua con un grande botto ma per fortuna c’è poco vento e andiamo molto piano per cui riusciamo in breve tempo a riportare a bordo la vela di 170 mq. Ci accorgiamo subito di due strappi ma per il resto la vela è salva e la mettiamo al riparo nella sacca per la notte.
La mattina del terzo giorno, all’alba, decido di cambiare esca perche non abbiamo ancora preso nulla di decente e nel giro di 10 minuti abbocca qualcosa di grosso. E’ un grande marlin che fa un meraviglioso salto colorato fuori dall’acqua. Ovviamente chiamo Fabio perchè tira come un dannato ma purtroppo mentre stiamo per tirarlo sulla spiaggetta, appena lo infilzo con il raffio si dimena come un matto e si rompe il filo e se ne va portandosi via anche il raffio (è il secondo, accidenti).
Iniziamo poi la riparazione della vela. Abbiamo un nastro adesivo fatto apposta che purtroppo non è proprio dello stesso azzurro. Questa operazione l’abbiamo fatta tante volte quando dovevamo riparare lo spi del 470 e anche questa volta viene benissimo ma a Tahiti dovremo cercarci un velaio per farla fare bene bene.


Altro lavoretto: tagliamo gli ultimi due anelli della catena che si erano ossidati nelle sabbia solfuree delle marchesi e questa operazione non si puo’ fare ovviamente stando all’ancora. Bisogna usare il flessibile e il pulviscolo di acciaio vola e, nonostante tutte le accortezze, già il mattino dopo ci sono puntini di ruggine sulla coperta (da pulire).
Peschiamo un bel tonnetto sugli 8 kg che viene subito pulito, imbustato e va a riempire il freezer. In realtà ne prendiamo altri due a breve distanza, ma uno lo rilasciamo (non ne vale la pena….siamo diventati un po picky) e l’altro rompe l’amo.
Verso sera pero’ il vento cala drasticamente e dobbiamo accendere il motore per le ultime 100 miglia.



L’ultimo giorno regala l’alba piu’ spettacolare mai vista: da una striscia infuocata il cielo e il mare diventano completamente arancioni per circa un’ora.


Intanto in lontananza cominciano a vedersi i ciuffetti di palme dell’atollo di Takume e poi di Raroia
Arriviamo in prossimità della passe di Raroia intorno alle 8 del mattino e dobbiamo aspettare fino a mezzo giorno quando si inverte la marea e la corrente nella passe non è troppo forte per entrare nell’atollo.
Devo dire che dopo i 18 giorni impiegati per fare il Pacifico, questi 3 giorni sono proprio volati e ormai tante azioni e decisioni vengono molto naturali … dobbiamo pero’ stare attenti a non far mai calare la tensione.
Come sempre il dettaglio giornaliero del passaggio si trova qui nel log del capitano


Grande evento: compiamo 15.000 miglia sul Tipota!
2 Comments
Che alba spettacolare!!! 😍
spectacular sunsets and nights! now i know why you are sailing there