Lunedi 20 ottobre lasciamo il paese di Neiafu e andiamo sul lato a est di Vav’au e precisamente all’ancoraggio num 28 tra l’isola di Ofu e un’altra isoletta piccolisisma e privata. Il tempo si sta mettendo al brutto e cosi’ sarà per i prossimi 3 giorni: c’è parecchio vento e continui piovaschi. Siamo venuti qui perchè abbiamo prenotato al Mahina Lodge, uno dei pochissimi posti dove si puo’ cenare su queste isole sperdute. Arriviamo a terra sul pontile sbagliato e, pensando di dover fare solo pochi passi, non ci prendiamo le ciabatte… in realtà dobbiamo camminare per un quarto d’ora nella foresta prima di arrivare da Annarine e Rodney che gestiscono questo lodge che ha solo 2 camere (per il momento) e ha aperto solo qualche mese fa. Non ci sono altri ospiti per cui chiacchieriamo tutta sera noi quattro raccontandoci le nostre vite (qui).



Ci spostiamo quindi ancora piu’ a est, all’ancoraggio numero 30 che è davvero super protetto e nonostante all’esterno ci siano ondone di circa 3 metri noi siamo quasi come in un lago. E’ questo infatti uno dei posti preferiti per fare kite. Siamo solo noi e un altro catamarano.
Il primo giorno il tempo è davvero brutto per cui ce ne stiamo tranquilli in barca a pulire (reset dopo settimane con ospite), leggere e disegnare. Il secondo giorno invece esce il sole e andiamo sulla spiaggia a fare quattro passi e riusciamo anche a trovare il sentiero che attraversa l’isola e porta sulla scogliera esterna dove vediamo le alte onde frangersi sulla scogliera…. siamo molto contenti di non essere per mare oggi.





Giovedi 23 ottobre, dopo ben 3 settimane e mezza lasciamo Vava’u e ci dirigiamo per sud-sud ovest verso l’arcipelago centrale delle Tonga che si chiama Hapa’ai e dista solo un’ottantina di miglia (una decina di ore). Per uscire pero’ dalla barriera di Vava’u dobbiamo andare contro vento ma soprattutto contro un’onda bella alta e ripida che ci obbliga ad andare a 3 nodi per non sbattare con la prua. Non avendo io preso la pastiglia perchè con immane fiducia mi sono aggrappata alle previsioni, vengo assalita dal mal di mare che mi mette fuori gioco per tutta la traversata. Cosi’ tanto fuori gioco che quando abbocca un tonno non riesco ad alzarmi per ridurre le vele e Fabio non riesce a tenerlo attaccato alla canna …anzi si porta via tutto. Abbocca pero’ un barracuda che, dopo aver posato per la foto, viene ributtato in mare. Abbiamo realizzato che siamo stati fortunati a non prendere la ciguaterra mangiando i pesci di queste isole: il nostro amico Mads, dopo aver fatto 3 cene a base di pesce con noi, ha probabilmente raggiunto il limite accettabile della malefica tossina ed è stato malissimo. In ogni caso i barracuda è meglio non mangiarli del tutto.
Arriviamo a Pangai nel tardo pomeriggio e buttiamo l’ancora proprio davanti al villaggio.
Alle Tonga, oltre a dover fare ovviamente check in e check out internazionale, bisogna anche andare all’ufficio customs dei vari arcipelaghi per fare entrata e uscita. Andiamo dunque a terra a cercare l’ufficio che in realtà è a casa di una signora e non c’è nessuna indicazione in giro per cui ci mettiamo un po a trovarla.

Il villaggio è molto sparpagliato e abbastanza deserto. Ci sono parecchie case prefabbricate e conteiner perchè lo tsunami del 2022 qui ha lasciato un grande segno. Ci sono cavalli e mucche per strada, qualche magazin gestito da cinesi e un piccolo mercatino dove riusciamo a comperare dei pomodori. Avevamo grandi aspettative per mangiare a pranzo in un baretto ma troviamo un solo posto dove ci troviamo malissimo (non hanno nulla da bere, nemmeno l’acqua).
Non vale dunque la pena rimanere oltre qui e ci dirigiamo verso nord dove c’è un bellissimo posto fra due isolette e ci sono anche Apnea e arriva Hassebass …per cui abbiamo compagnia per ben due sere. Una sera invitiamo Mads e Petunia mentre una seconda sera andiamo a terra con l’equipaggio olandese: c’è il resort Matatuona gestito da un inglese che 20 anni fa si è trasferito qui con la famiglia per far crescere i figli a contatto con la natura. Lui è esperto di immersioni e riprese cinematografiche (colleziona droni e ha telescopi e macchine fotografiche ovunque), i figli hanno fatto home schooling ma il piu’ grande è morto in un incidente con il kite foil mentre si allenava con la nazionale tongana….insomma, come sempre un sacco di storie nuove.
Ormai qui la stagione è al termine e le imbarcazioni si stanno tutte dirigendo verso sud per uscire dalla zona dei cicloni; parecchie assicurazioni richiedono di essere al di sotto del trentesimo parallelo già dal 1 novembre (la nostra dal primo dicembre). Per questo motivo tantissime barche amiche hanno già lasciato le Tonga e alcune sono anche già arrivate in Nuova Zelanda. Noi ce la prendiamo un po’ piu’ comoda anche perchè dobbiamo aspettare Ed Stark che ci raggiungerà il 9 di novembre e ci accompagnerà nell’ultima lunga traversata dell’anno.




Comunque ci ricorderemo per sempre di questo posto perchè qui abbiamo fatto l’immane lavoro richiesto per l’ingresso di barche in Nuova Zelanda. Una volta che si manda l’Advanced Notice di arrival con tutti i documenti, il governo manda una email con le indicazioni da seguire per provare che il fondo della barca è pulito al 100% e non si portano organismi in acque neozelandesi: la nuova procedura è entrata in vigore proprio quest’anno e vogliono 3 foto e un video di ogni parte del fondo della barca, da poppa a prua, dalla linea di galleggiamento al bulbo, comprese tutte le parti del timone, dell’elica, degli scarichi e del bow truster.
Fabio fa tutte le riprese in acqua mentre io preparo un documento di sintesi e organizzo tutti i file: sono 240 file che carichiamo poi sul sito del Ministry of Primary Industry-Biosecurity Management. Una volta che analizzeranno tutta la documentazione ci diranno se possiamo entrare e stare in acque neozelandesi o se dobbiamo alare la barca appena arrivati e farla pulire. Sinceramente piu’ pulita di cosi non potrebbe essere, per cui speriamo proprio non ci siano problemi ma ad alcuni nostri amici hanno negato il permesso. Speriamo in bene.
Sempre nell’ottica di prepararci al meglio per la Nuova Zelanda abbiamo rivisto tutti e tre i film del Signore degli Anelli (dividendoli in quattro serate). I film sono stati girati in vari posti della Nuova Zelanda piu’ di vent’anni fa e noi di sicuro andremo a vedere HobitVille (la città degli Hobbit) con le case scavate nella terra e le porte rotonde.



One Comment
lots of things to prepare!